‘UN FEDERALE FASCISTA SENZA SENSO DELL’UMORISMO’
E ALTRE STORIE
Anche questo secondo libro di Enrico è dedicato ‘a Laura e a chi le ha voluto bene’. Io, gli amici, i parenti, i conoscenti lo sappiamo, ma tanti suoi lettori si chiederanno a chi si rivolga con questo nome caro a Petrarca, perché potrebbe essere la moglie, o una figlia mancata prematuramente, o una nipotina o la mamma, o una sorella, e poi: chi dice che Enrico sia o sia stato sposato? Che ne sanno i suoi lettori sparsi per l’Italia.
Con questo libro Enrico ha voluto svelarci chi è Laura, l’ha detto con l’ultima storia: Le Vetrine del Negozio di Luisa Spagnoli, una favola che affascina per com’è costruita e che giudico il pezzo più surreale, più dolce, più triste e amaro che Borgatti abbia scritto.
Di questo racconto non vi dico niente, leggendolo e commovendovi, intuirete subito chi è Laura, ma la conferma l’avrete soltanto nella terzultima riga.
E gli altri racconti … il primo, ambientato a Ferrara, è una divertente e azzeccata parodia del periodo fascista dal quale si potrebbe ricavare un divertentissimo film. Il secondo è il racconto di Natale che non può mancare nei libri di Borgatti che escono puntualmente in novembre.
Il terzo è una dolce e triste storia che tocca un argomento particolarmente delicato che non voglio anticipare. Il quarto è un racconto scritto su commissione: una sera il nostro autore stava discorrendo con un professore universitario di Mazzara del Vallo e questi gli svelò quanto detestasse coloro che invitati, rispondono con un ‘Sì,’ subito seguito da ‘però non prometto niente.’, e lo pregò di inventare una storia sul tema, ne è venuto fuori un racconto di satira sociale e politica geniale.
Il quinto, in rima, è tutto basato sull’invidia. Starebbe bene accanto al divertentissimo nono racconto, ecco cosa ha detto a Enrico Borgatti uno che gli si professava amico «Avrai preso l’idea da qualche parte, è troppo bello per averlo scritto tu!».
Il sesto, ‘Due Angeli del Fango e un Angioletto’, è una storia drammatica, direi tragica, che inizia con l’alluvione di Firenze quando l’Arno straripò riversando sulla città ottanta milioni di metri cubi d'acqua e che arriva ai giorni nostri.
Del settimo non dico nulla salvo garantirvi sane e abbondanti risate, no, il termine non piace a Borgatti, lui vuole che si parli sempre di sorrisi. L’ottavo è una storia amara: tanto irreale quanta vera. Del nono ho già parlato, è forse uno dei suoi pezzi umoristici migliori.
Il decimo, ‘Diario di una Crocerista Sola’ è una poesia tutta per sorridere.
L’undicesimo, l’Omino Nero è una bella storia, ambientata a Milano tra gli anni sessanta e settanta, triste, ma con un finale che ci invita ad aver fiducia nel prossimo. Il dodicesimo è un racconto tutto da sorridere, in qualche punto osé, dove si gioca sul malinteso, sull’equivoco e sull’interpretazione sbagliata.
Il tredicesimo, ispirato alla scomparsa di Ettore Majorana, narra di un gruppo di scienziati coinvolti in una realtà allucinante che Borgatti ricrea alla maniera di Kafka e Buzzati.
Il quattordicesimo è una divertentissima storia osé in rima, ambientata nel ferrarese e nella quale tira in ballo l’amato nonno paterno asserendo che gliel’abbia narrata proprio lui per averla vissuta, chissà se è vero, chissà se il nonno o il nipote bleffino?
Il quindicesimo è un racconto che racconto non è, del resto l’inizio del titolo dice tutto: Un Incipit troppo lungo e …
Il sedicesimo lo trovo bellissimo, ma sarà piaciuto pure all’autore, se si è permesso di usare un titolo pirandelliano: ‘Un Personaggio in cerca di Autore’.
Il diciassettesimo parte da un’antinomia: ‘Di un cane intelligente, si dice che gli manca la parola, io avevo un cane molto stupido, ma parlava’. E ne viene fuori un simpatico racconto di satira politica che sorride non certo delle destre o delle sinistre, ma della politica in sé.
Il diciottesimo ‘Una Particolare Visita Medica’ nasce da una storiella narrata a Borgatti circa trent’anni fa da Renzo Arbore, erano in casa di Luciano De Crescenzo.
Il diciannovesimo, dal titolo ‘Una Dozzina Di Rose Scarlatte e Dodici Itinerari Alpini’ è la storia surreale di un amore giovanile mai terminato.
Del ventesimo ho accennato all’inizio.
Sono tutte storie irreali o surreali, ma sempre impossibili che vedono l’autore spaziare da un genere all’altro con una facilità incredibile. Leggendolo si scopre in questo raccontatore di storie, il piacere di narrare, la soddisfazione che prova nell’inventare fatti incredibilmente diversi tra loro, nel dare sfogo alla propria fantasia.
Scrivendo, Borgatti non intende esprimere un suo ideale, non vuole incutere nei lettori proprie idee o convinzioni, non vuole tramettere dei messaggi, lui desidera soltanto stupirli, catturarli e trascinarli nella storia strappando sospiri di commozione, sorrisi e riflessioni sulla vita.
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